Sono sempre più numerose le specie aliene che invadono l’area del mar Mediterraneo, dove le responsabilità sono da ricercarsi per lo più in azioni umane (creazione del Canale di Suez), coniugate con gli effetti dei cambiamenti climatici. I due elementi assieme favoriscono lo spostamento delle specie ittiche verso latitudini più settentrionali.
L’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del CNR, porta avanti due studi riguardo questa problematica. Il primo evidenzia come l’invasione di nuove specie ittiche dal mar Rosso al Mediterraneo tramite il Canale di Suez possa estendersi in futuro anche all’oceano Atlantico a causa dei cambiamenti climatici. La seconda ricerca ricostruisce la storia delle invasioni biologiche nel bacino del Mediterraneo.
In questi nuovi contesti i pesci sembrano aver sviluppato delle nuove rotte migratorie, descritte e analizzate dal CNR attraverso dei set di modelli di distribuzione testati su dieci specie ittiche, che sembrerebbero portare alla riconnessione degli oceani Indo-pacifico e Atlantico. L’invasione di specie aliene in un ecosistema mette a rischio molteplici specie autoctone e i loro habitat con un conseguente deterioramento ambientale e una perdita della biodiversità. Si va incontro ad un’omogeneizzazione biotica che rende fondamentale un intervento tempestivo contro i cambiamenti climatici. Le migrazioni ittiche hanno degli effetti ambientali e socioeconomici non indifferenti. Molte specie aliene potranno essere utilizzate in ambito commerciale in quanto potenzialmente apprezzate dai mercati. D’altro canto, però ci sono moltissimi invasori che hanno effetti ambientali catastrofici portando ad un deterioramento degli habitat e competendo con le specie native per le risorse alimentari e portando ad una conseguente riduzione della biodiversità.