Fanno parte del Parco Archeologico di Trinitapoli due ipogei: l’Ipogeo dei Bronzi e l’Ipogeo degli Avori. Gli Ipogei sono importanti strutture scavate nella roccia calcarea per celebrarvi suggestivi riti di carattere propiziatorio, probabilmente collegati alla caccia e alla fertilità del raccolto e in seguito riutilizzati come sepolture collettive.
A Trinitapoli, infatti, in ciascuno dei due ipogei sono state rinvenute circa 200 sepolture tra adulti e bambini di entrambi i sessi, inumati in posizione fetale e accompagnati da ricchi corredi funebri. L’architettura ipogeica, che ricorda in qualche modo strutture micenee realizzate in Grecia nello stesso periodo, si basa su precise e complesse norme che si ripetono costantemente, con differenze legate essenzialmente alle dimensioni e alla forma della pianta.
L’accesso è costituito da un “dromos”, stretta e ripida rampa a cielo aperto proporzionata in lunghezza alle dimensioni dell’ambiente principale, a cui segue uno stretto corridoio sotterraneo detto stomion, con la volta terminante con un inconfondibile particolare a forma di cupoletta apicale.
La grande sala principale presenta al centro della volta un’apertura circolare per l’aerazione e la fuoriuscita del fumo.
Di grande suggestione la sepoltura femminile di alto rango, la Signora delle Ambre, il cui ricco corredo funerario ne rivela l’importanza e il ruolo rivestito e la recente scoperta del “Gigante di Trinitapoli”, resti di un uomo di circa tremila anni fa, alto un metro e 85 centimetri: un vero gigante per l’epoca.